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Febbraio 2014
Il sole dell’Andalusia nella stagione estiva schiaccia a terra, rallenta e affanna ogni movimento, abbaglia e costringe a serrare gli occhi nell’attesa della notte tanto che in diversi momenti mi ha ricordato le parole di Camus su Algeri ne Lo Straniero:
«Erano già due ore che la giornata non avanzava, due ore che aveva gettato l’àncora in un oceano di metallo fuso.»
Proprio questo aspetto violento della luce e del calore è il tema portante di Suggestioni andaluse in controtempo, in cui la dismisura degli attributi del giorno è mostrata attraverso la notte, e il caldo opprimente attraverso il bisogno del freddo. Le ombre profonde di edifici e chiese, i muri spessi che celano corpi alla ricerca di una salvifica fresca penombra, le finestre come gigantesche ferite che risucchiano in un biancore irreale, e le pozze di terra sbiancata o riarsa da un eterno mezzogiorno, sono prove della qualità invincibile di una terra che ha nell’eccesso di luce la sua grazia e la sua pena, e di un controtempo continuo di forze, appunto, che nascondono proprio dove più esibiscono e viceversa.
Andalusian Suggestions in Counter-Time
The sun of Andalusia in the summer season presses down on the ground, slows and distresses every movement, dazzles and forces to close one’s eyes waiting for the night to the point that at various times reminded me of Camus’ words about Algiers in The Stranger:
«It was already two hours that the day had not advanced, two hours that it had cast anchor in an ocean of molten metal.»
It is precisely this violent aspect of light and heat that is the underlying theme of Andalusian Suggestions in Counter-Time, in which the disproportionate attributes of the day are shown through the night, and the oppressive heat through the need for cold. The deep shadows of buildings and churches, the thick walls hiding bodies in search of a salvific cool gloom, the windows like gigantic wounds that suck in an unreal whiteness, and the puddles of earth bleached or parched by an eternal midday, are evidence of the invincible quality of a land that has in the excess of light its grace and its pain, and of a continuous counter-time of forces, indeed, that hide precisely where they most exhibit and vice versa.