<< back to Taccuino per quattro rapaci
Ci sono giorni in cui tutte le porcate che mi sono state dette da bambina sul da farsi da grande, sulle cose buone e cattive, con quella cialtroneria rosa, bonaria e bovina tipica degli anni 80 e 90, ancora mi provocano rabbia e dolore. Non parlo di politica o scienza in cui non ho la minima competenza, ma di senso della vita, di avvenire, di sentimenti di libertà, giustizia e amore. In realtà non mi è stato insegnato nulla al riguardo, mi è stato lanciato in faccia un fosforescente “fai tutto quello che vuoi”, progenitore del vomitevole “segui il tuo sogno” che buttati lì come un asso pigliatutto nascondono disinteresse e colpevole inadeguatezza.
Esperienze spazzatura. Fallimenti taciuti in solitudine. Diffidenza, ambizione come unico motore, resa finale incondizionata a una sicura mediocrità. E ancora giovani ma emotivamente e sentimentalmente secchi, chiusi a qualsiasi impulso vitale, brutalmente conservatori se non proprio reazionari anche mentre urliamo libertà, siamo un pasticcio orrendo.
Ingannata su più piani, a 42 anni suonati odio ancora gli adulti come 20 anni fa, quando di botto, con ritardo e stupore mi accorgevo di odiarli, e se non fossi adulta oggi, in questo inferno orripilante di mondo, non so cosa farei, forse mi arruolerei e andrei a farmi ammazzare da qualche parte nel mondo per una ideuzza qualsiasi.
Meglio del freddo dentro.