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Chi è KA?
Tutto il mio lavoro, e Ka in maniera ancora più convinta e strutturata rispetto al passato, trae la maggiore ispirazione dalle antiche cosmogonie, dal loro misterioso potere rivelatore e dal loro essere al contempo memoria e predizione.
Il titolo stesso è un preciso riferimento all’omonimo libro di Roberto Calasso, un’opera molto difficile da definire e che potrebbe forse essere descritta come un viaggio inedito e disarmante attraverso segmenti di mitologia vedica.
Il mito, che spesso viene consegnato alle nuove generazioni come un affascinante quanto rozzo racconto di popoli primitivi, è invece da riscoprire e rileggere come il serbatoio più profondo e vitale della storia. Ne è la pietra angolare.
La nostra civiltà, allo stato attuale, è incapace di produrre mito. Questo per me è il sintomo doloroso di un disordine, nonché la conseguenza dell’incapacità di guardare a se stessi come parte di un flusso infinito; in ultimo, è la prova di uno scollamento dalle radici che svuota di senso ogni sguardo sul futuro.
Recuperare una visione mitica è lo scopo del mio percorso. Ogni singolo lavoro, lungi dal presentare personaggi definiti o dal narrare antiche storie, cerca invece di ricordare degli impulsi profondi, degli stati senza tempo. Di sfavorire l’analisi come unico strumento di lettura della realtà. Di interrogare i misteri più profondi e perciò irriducibili dell’esistenza.
Who is KA?
Deeper and clearer that in my past production, the latest series Ka takes the most inspiration from the ancient cosmogonies, from their mysterious way of being revelation, memory and prediction at the same time. The title itself refers to Roberto Calassos’s book of the same name, a totally original and charming trip through Vedic mythology.
Myth, which is often handed down to the new generations such as a fascinating but rudimental set of stories, is to be rescued and reconsidered as the most visceral and essential foundation of history.
Our culture is incapable to produce authentic myth at the moment. That means the symptom of a disorder to me and the sad consequence of the human incapability to feel part of an unlimited flow; moreover it is the evidence of a hard separation from our roots which degrades any possible overlook of future.
The rescue of a sort of mythical mind is the aim of my work. Every single piece neither describes characters nor tells specific and recognizable facts; they rather talk about innate impulses, timeless states. They suggest to leave for a moment the idea that analysis is the only tool for the comprehension of life and reality. Lastly, they try to touch the deeper and immovable secrets about existence.
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Chi è KA?
Tutto il mio lavoro, e Ka in maniera ancora più convinta e strutturata rispetto al passato, trae la maggiore ispirazione dalle antiche cosmogonie, dal loro misterioso potere rivelatore e dal loro essere al contempo memoria e predizione.
Il titolo stesso è un preciso riferimento all’omonimo libro di Roberto Calasso, un’opera molto difficile da definire e che potrebbe forse essere descritta come un viaggio inedito e disarmante attraverso segmenti di mitologia vedica.
Il mito, che spesso viene consegnato alle nuove generazioni come un affascinante quanto rozzo racconto di popoli primitivi, è invece da riscoprire e rileggere come il serbatoio più profondo e vitale della storia. Ne è la pietra angolare.
La nostra civiltà, allo stato attuale, è incapace di produrre mito. Questo per me è il sintomo doloroso di un disordine, nonché la conseguenza dell’incapacità di guardare a se stessi come parte di un flusso infinito; in ultimo, è la prova di uno scollamento dalle radici che svuota di senso ogni sguardo sul futuro.
Recuperare una visione mitica è lo scopo del mio percorso. Ogni singolo lavoro, lungi dal presentare personaggi definiti o dal narrare antiche storie, cerca invece di ricordare degli impulsi profondi, degli stati senza tempo. Di sfavorire l’analisi come unico strumento di lettura della realtà. Di interrogare i misteri più profondi e perciò irriducibili dell’esistenza.
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